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La Giubiana o Gibiana per i brianzoli è una festa tradizionale molto popolare in Piemonte e in Lombardia, specialmente nella Brianza. Di solito l’ultimo giovedì del mese, o comunque a fine gennaio, nelle piazze dei vari paesi si prepara un grande falò dove viene fatto bruciare un fantoccio di paglia vestito di stracci (la Giubiana per l’appunto), che rappresenta i mali dell’inverno e dell’anno trascorso.

Come nasce
Sulle sue reali origini si scontrano varie ipotesi: per alcuni, il rito avrebbe valenza “politica”, vedendo in esso una trasposizione allegorica del conflitto tra popolo e tiranno; altri pensano ai tempi dell’Inquisizione e alla caccia alle streghe, bruciate vive sui roghi; altri ancora vi riscontrano residui di riti celtici risalenti al I secolo d.C, quando fantocci di vimini intrecciato erano dati alle fiamme dai sacerdoti druidi per propiziarsi il favore degli dei in battaglia o per ottenere benevoli influssi nelle stagioni della semina e dei raccolti. Altri infine, attribuiscono gli attuali roghi a quelli dei sacerdoti cristiani che nel IV secolo d.C. bruciavano simbolicamente le divinità pagane.

Il nome Gibiana
Anche sull’origine del nome “Giubiana” non vi è accordo e tra l’altro questo viene pronunciato differentemente a seconda delle località: Gibiana nella bassa Brianza, Giobbia in Piemonte, Giöeubia nel Varesotto, Giubiana/Giübiana/Gibiana nell’alta Brianza e nella provincia di Como, Zobiana in Trentino e nel Bresciano.
Giubiana potrebbe derivare da “Joviana”, Giunone, dea della fertilità, o da Giove, da cui l’aggettivo Giovia, e quindi Giobia, e il giorno giovedì (in dialetto piemontese, infatti, Giobbia significa proprio giovedì) e potrebbe così indicare le feste contadine di inizio anno per propiziare le forze della natura che, secondo la credenza popolare, condizionano l’andamento dei raccolti. La festa della Giubiana, infatti, viene celebrata in un particolare periodo dell’anno, ovvero quando l’inverno si avvia verso la sua conclusione e si avvicina sempre più l’equinozio di primavera, il cosiddetto “tempo sacro” delle società primitive, la cui vita ruotava intorno alla fertilità della terra, alla concimazione dei campi e all’abbondanza dei raccolti. Tutte cose che necessitavano di riti propiziatori.

La storia dice…
La Gibiana o Giubiana è quindi diventata una strega che vive nei boschi che non mette mai piede a terra, ma si sposta di albero in albero. Fa spaventare tutti ma in particolare i bambini di cui va alla ricerca l’ultimo giovedì di gennaio. Ma, una volta, una mamma, che voleva molto bene al suo bambino, le tese una trappola. Preparò una gran pentola piena di risotto allo zafferano con la luganega e la Gibiana attirata dall’odore si mise a mangiare e non si accorse che stava per arrivare il sole. Il sole uccide le streghe, così il bambino fu salvo.
Anche oggi, durante la festa della Giubiana che brucia, si mangia il risotto con la luganega.

FONTE
– http://www.monzabambini.it/lo-sai-che/strega-che-vive-nei-boschi-che-viene-bruciata-sul-falo-di-fine-gennaio.html>

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